6 aprile del 2020

Il presidente dell’Iss, Silvio Brusaferro, e il ministro Roberto Speranza stanno tenendo una delle loro telefonate quotidiane, nella quale stanno iniziando a valutare l’idea di riaprire qualcosa. Il presidente dell’Iss invia a Speranza un documento che, a quanto si capisce, è tutto sommato ottimistico sull’andamento dell’epidemia.
Poi gli scrive:
Brusaferro: «Ho appena finito tic con Inail e Merler. Riusciremo a fare un modello ancora più preciso sul tipo di attività industriale da aprire ed il suo possibile impatto. Non sarà pronta domani… perché appena esplorata ma nei prox giorni. Ti
tengo informato, domani sera dopo incontro con voi ti aggiorno. Per domani presentiamo quello che già conosci».

Speranza: «Domani tieniti sulle curve all’inizio. Poi vediamo domande. Due avvertimenti: 1) tutto quello che direte può finire fuori alla stampa. 2) se vogliamo mantenere misure restrittive conviene non dare troppe aspettative positive».

Brusaferro: «Ok, quindi niente modelli come quello che ti ho mandato Ci raccordiamo domani. Buona notte».

Il pomeriggio seguente, quando evidentemente Brusaferro ha eseguito il suo compito attendendosi alle indicazioni ministeriali, la conversazione riprende.
Speranza: «Ottimo. Tenete duro ora».
Brusaferro: «Sufficiente?».
Speranza: «Ottimo».
Brusaferro: «Glielo diciamo? Che prevediamo sempre la chiusura?».
Speranza: «Si. Chiaramente».
Brusaferro: «Siamo stati tranchant!».
Speranza: «Perfetto».

E questa conversazione riguarda solo il discorso delle chiusure, argomento marginale oggetto delle indagini della procura.

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